Jean-Gabriel Périot / Les Barbares

 

La dimensione collettiva del sociale diviene elemento che definisce il gruppo, la compagine, la cerchia, la squadra, la tribù, il clan. La molteplicità ordinata ed elitaria, contraddistinta rispetto alla struttura socio-politica, è simbolo della convenzione, dell’autoreferenzialità, in una parola del potere. Il potere che si autoinveste, che si autoalimenta, che si autofinanzia, che si autoesalta.
 Il ritratto, nel suo ambito di genere, restituisce la staticità irremovibile di un sistema. Dal micro al macrocosmo, la folla disordinata e armata invade l’atmosfera silente e patinata con l’interferenza quasi piratesca di un atto sovversivo. Si osserva la riaffermazione di un diritto di replica all’esclusività a volte emarginante, a volte serrata e diffidente verso l’altro-diverso, mentre all’apparenza tutto è così aperto alla mobilità. L’élite omologata si fonda su codici impenetrabili: “alterum” non datur.

Les Barbares - reminiscenza dell’inconsapevole superiorità cesariana – vivono al di là del confine, conoscono territori nuovi e inesplorati, osservano appostati, meditando l’istante opportuno per l’invasione.

 

Fabio Carnaghi
Ultrafilosofia, luglio 2012
www.ultrafilosofia.com/2012/07/